Vitigni a bacca bianca

Biancale

Il Biancale possiede un’origine non certa, per molti studiosi si tratta di un biotipo di Trebbiano Toscano mentre per altri è simile al Bianchello o Biancame.
Per il vitigno Trebbiano toscano l’origine è comune agli altri vitigni della famiglia dei Trebbiani, noti in Italia fin dall’epoca romana, la sua diffusione è prevalentemente quella dell’area centrale. Il loro nome deriverebbe da “Trebula”, ossia fattoria (Plinio il vecchio descrive un “Vinum Trebulanum”, che secondo questa interpretazione, starebbe per “vino di paese”, o “vino casareccio”).
Il Trebbiano toscano in Francia, conosciuto col nome di Ugni Blanc, costituisce la base per la produzione del Cognac e dell’Armagnac.

Per il Bianchello invece l’origine sembra essere quella del greco, uva tipica dell’area campana. La sua zona di produzione è ampia lungo la costa orientale dell’Italia centrale, nel Riminese e nelle Marche soprattutto lungo il litorale e nelle zone collinari adiacenti. Distinguere i vari cloni, che portano un nome che spesso indica la loro provenienza o l’areale di maggior diffusione, non è sempre così facile.

Il Biancale è la varietà bianca al momento, più coltivata a San Marino, uva molto produttiva, richiede molto lavoro in campagna per limitarne la resa, coltivato nelle zone di Falciano, Serravalle e Faetano.
Il germogliamento è tardivo mentre la raccolta avviene tra fine e metà settembre
I vini provenienti dai vigneti diradati possono essere potenti e di buona struttura, fini e profumati.

Il Biancale in Cantina: Biancale di San Marino e Valdragone Bianco

Il vino prepara i cuori e li rende più pronti alla passione

Ovidio